I disastri
della Guerra 21. Sarà la stessa cosa Due uomini ammucchiano i
cadaveri di un gruppo di guerriglieri morti in qualche azione (si osservi la
cartucciera di uno di loro), mentre una donna piange amaramente queste morti.
Il significato della lastra non è chiaro: domina nuovamente il patetismo
della morte, affermato dall'espressività della luce. Firmata due volte
nell'angolo inferiore sinistro. 22. Tanto e
più In questa lastra Goya
ripropone il protagonismo patetico della morte, imperante in trentaquattro
acqueforti della serie. Un gruppo di cadaveri di guerriglieri giace vicino
alle proprie armi, sciabole e fucili; l'insieme costituisce l'orizzonte della
composizione, risorsa espressiva ripetuta altre volte nella serie con evidente
valore simbolico. Sullo sfondo si osserva solo un edificio appena abbozzato.
Firmata e datata 1810, nell'angolo inferiore sinistro. 23. La
stessa cosa altrove La stessa cosa della stampa
precedente, ma altrove. Ci sono due varianti significative tra il disegno
preparatorio e l'acquaforte: la composizione è in una grotta, come accade in
alcuni quadri di quest'epoca (ad esempio la serie bellica del marchese di la
Romana) e un guerrigliero, vivo nel disegno seppur raggiunto da uno sparo,
appare qui morto, di schiena sulla sinistra, fatto che intensifica l'effetto
patetico della morte. Firmata due volte vicino al margine inferiore, verso
sinistra, una delle quali sotto il tratteggio dell'acquaforte, l'altra,
definitiva, nella zona bianca. 24. Potranno servire ancora Un gruppo di militari spagnoli
ha appena finito di combattere vicino a una fortezza; i feriti, che
rappresentano piuttosto dei morti, sono recuperati dai civili. Se guariscono,
potranno servire ancora. Firmata nell'angolo inferiore sinistro. 25. Anche
questi Continuazione della stampa
precedente. Questa volta l'azione ha luogo in un ospedale di campagna in cui
oltre ai malati è rappresentata la morte. Notevole è l'insieme dei
personaggi: vivi, convalescenti o morti rappresentati di scorcio che
conferiscono alla scena una paradossale dinamicità. Firmata vicino al margine
laterale sinistro. 26. Non si
può guardare Fucilazione di un gruppo di
patrioti, uomini, donne e bambini. Come in altre scene della serie, l'azione,
illuminata da una luce espressiva, non naturalista avviene in una grotta, senza
che si vedano gli attori dell'esecuzione (è l'anonimato della macchina per
uccidere); appaiono però le punte delle baionette (cfr. 15 E non c'è
rimedio). Firmata nella parte inferiore sinistra, parzialmente nascosta dal
tratteggio dell'acquaforte. 27. Carità Continuazione del tema della stampa 18 Seppellire e tacere. I
cadaveri già vittima della spoliazione (cfr. 16 Ne approfittano) vengono ora
buttati, nudi, in una tenebrosa fossa comune. Se nell'acquaforte 18 si
alludeva a questioni di salubrità (l'uomo che si turava il naso), qui si fa
riferimento, forse con ironia, alla virtù della carità. Firmata e datata nel
1810, nell'angolo inferiore sinistro. 28. Popolino
Un presunto traditore, dopo
essere stato trascinato per le strade, è bastonato da una coppia con la
connivenza del volgo, tra cui spicca un ecclesiastico con copricapo. Goya
chiama con spregio popolino questa gente, che consente gesti simili, con cui
dimostra la stessa barbarie del nemico. Tadeo González Mateo scrive sulla
Gaceta del 16 ottobre 1808: "Convinciti che non ci si può aspettare
niente di buono da crimini ed eccessi; tutto è negativo e controproducente
per la patria: chi prova piacere a trascinare vivo un uomo che non conosce
fino a fargli perdere la vita tra le pietre […]". 29. Se lo
meritava Continuazione della stampa
precedente, questa volta con un senso di ironica approvazione. Nelle due
acqueforti Goya reitera il tema della mancanza di ragione, che può provocare
nell'uomo la bestialità più assoluta (cfr. 2 Con o senza la ragione e 3 Idem).
La violenza fisica che sembra evincersi dalla scena non è meno vivida della
descrizione di González Mateo: "chi gioisce nel vedere scorrere il suo
sangue [dell'uomo trascinato], ascolta con serenità se non con piacere i suoi
ultimi lamenti e sospiri e conclude il suo feroce divertimento riempiendo di
carne umana i buchi delle strade e bruciando il resto per spargerne le
ceneri, è capace di commettere più atrocità di quante se ne possano
immaginare". 30. Stragi di guerra Una bomba ha distrutto una casa e ha provocato un'esplosione di
ciò che conteneva; il corpo di una giovane donna cade su un mucchio di
cadaveri dilaniati dallo scoppio. Ispirata agli avvenimenti del primo assedio
di Saragozza, la scena creata da Goya è convincente e piena di drammaticità.
Firmata nella parte inferiore sinistra, non visibile per il tratteggio. Goya
incise questo Disastro riutilizzando il retro della metà della lastra
originale del paesaggio con roccia e cascata (Harris, 24); l'altra metà fu
impiegata nel Disastro 14. |