I disastri della Guerra 11. Neanche così Tema simile a quello delle due acqueforti precedenti. Un militare
napoleonico trascina sotto un portico o una grotta oscura una madre, che
lascia abbandonata al suolo la sua figlioletta; sullo sfondo un altro soldato
cerca di violentare una donna, che lo supplica senza successo; sulla sinistra
si osserva la sagoma di un eremo o di una chiesa. La drammaticità della scena
è sottolineata dalla diagonale che formano i personaggi in primo piano e
dall'uso teatrale della luce. Firmata nell'angolo inferiore sinistro. 12. Per questo siete nati Nell'ambito della rappresentazione degli orrori della guerra e
dopo la rappresentazione della violenza sulle donne, Goya incide la prima
serie di corpi senza vita (cfr. 22 e 23), tra i quali si alza un uomo che,
vomitando sangue dalla bocca, presto si unirà a loro. L'utilizzazione di un
paesaggio desolato senz'altro orizzonte che quello della morte rafforza il
suo patetismo. 13. Amara presenza Amara presenza quella dell'uomo legato, di spalle a sinistra,
probabilmente il marito della donna che, al centro della composizione, due
soldati napoleonici cercano di violentare; sulla destra, un altro militare
giace con una donna, parente dei due. I porticati collegano questa scena allo
stupro della stampa 11, Neanche così, fatto che conferisce agli spazi
architettonici di questa serie un valore drammatico più che compositivo. Goya
incise questo Disastro riutilizzando il dorso di metà della lastra originale
del paesaggio con roccia e edifici (anteriore al 1810; Harris, 23); l'altra
metà fu impiegata nel Disastro 15. Firmata nell'angolo inferiore sinistro 14. Com'è duro il passaggio! Un condannato alla forca è condotto su una scala con l'aiuto di
tre gendarmi; al tempo stesso, un frate cerca di confortare spiritualmente il
reo. Due impiccati oscillano sullo sfondo; sulla destra un altro reo sembra
prepararsi per il passaggio. Come nella scena seguente, Goya cerca di
trasmettere la sensazione di simultaneità della morte. Questa volta, la pena
capitale è inflitta a presunti collaborazionisti, secondo gli articoli II e
III di un Decreto dell'inizio del 1809. Goya incise questo Disastro
riutilizzando il dorso di metà della lastra originale del paesaggio con
roccia e cascata (Harris, 24); l'altra metà fu impiegata nel Disastro 30. 15. E non c'è rimedio Un prigioniero spagnolo sta per morire fucilato dalle truppe
napoleoniche; dietro di lui, un compagno muore per la raffica di un secondo
plotone; ai piedi del protagonista, giace morto un altro patriota. Goya
riesce così a trasmettere la sensazione della simultaneità della morte, nello
spazio e nel tempo, continuazione del tema trattato nell'incisione
precedente. La macchina per uccidere della guerra -anonima come le canne dei
fucili che si vedono sulla sinistra della stampa- è costante, non si può
fermare … e non c'è rimedio. Goya incise questo Disastro riutilizzando il
dorso di metà della lastra originale del paesaggio con roccia e edifici
(anteriore al 1810; Harris, 23); l'altra metà fu impiegata nel Disastro 13. 16. Ne
approfittano Due soldati napoleonici sottraggono gli abiti ai prigionieri
morti. Triste bottino di cui approfittano questi militari; il cadavere che
giace al centro presenta una secolarizzazione del tema evangelico della Deposizione
del Cristo morto, risorsa già utilizzata nella prima stampa. Firmata
nell'angolo inferiore sinistro. 17. Non convergono In mezzo al fragore della battaglia, suggerito dai "corpo a
corpo" e dai morti sulla destra, due ufficiali napoleonici non si
mettono d'accordo rispetto agli ordini cui devono dar corso: in definitiva,
non convergono. Firmata due volte: la prima, quasi nascosta sotto il cavallo,
vicino al margine; la seconda, sotto il fucile del soldato morto, a destra. 18. Seppellire
e tacere Una coppia sconsolata si tura il naso per non annusare il fetore
che sprigiona il mucchio di cadaveri maleodoranti ammucchiato ai loro piedi,
tutti denudati da quelli che ne approfittano. La morte, nello spettacolo di
desolazione, è la protagonista della stampa, una delle più patetiche e di
miglior risoluzione plastica della serie. La composizione ha a che vedere con
quella della stampa 60. Firmata vicino al margine inferiore sinistro. 19. Non c'è
più tempo Un ufficiale mamelucco, per ristabilire la disciplina o per
avvisare della vicinanza del nemico, provoca il cessare della violenza sulle
donne perpetrata dalla soldataglia: non c'è più tempo. Gli uomini che le
difendevano sono morti; a quello sulla destra, agonizzante, un mamelucco si
dispone ad infliggere un colpo con la sciabola, azione che la presenza dell'ufficiale
pare interrompere. Firmata nell'angolo inferiore sinistro, sotto la gamba del
soldato napoleonico. 20. Curarli e poi avanti! Soldati francesi feriti, quasi moribondi, vengono curati per
tornare rapidamente al fronte. Completano la scena un paesaggio di cadaveri e
una natura patetica come la malattia dei militari: il profilo degli alberi
mostra i rami simbolicamente rotti (cfr. 16 Ne approfittano). La composizione
del soldato ferito sulla sinistra sembra preludiare quella della tela Goya
accudito da Arrieta (Minneapolis Institute of Arts, USA, 1820) e
contemporaneamente secolarizza l'iconografia della Pietà cristiana. Firmata e
datata 1810 in basso a sinistra seminascoste dal tratteggio dell'acquaforte. |