La sua vita può essere divisa in tre
periodi corrispondenti agli aspetti principali della sua arte: la carriera di
virtuoso di pianoforte (fino al 1847), che ha per centro Parigi; il soggiorno
a Weimar (1847-61), che presenta la sua attività di direttore d'orchestra e
compositore di musica sinfonica; il soggiorno a Roma (1861-70) nel quale
nascono le grandi pagine religiose. Figlio di Adam, eccellente dilettante,
iniziò gli studi a sei anni e, dopo rapidi progressi, fu inviato a Vienna
(1821) per studiarvi pianoforte con C. Czerny e teoria con A. Salieri. Lo
stesso Beethoven rimase ammirato del piccolo prodigio che otteneva ovunque i
più entusiastici successi. Terminati a Parigi gli studi di composizione con
Paer e Reicha, da questa città, sua seconda patria, iniziò quei viaggi
artistici che gli procacciarono la fama d'essere il più geniale dei pianisti.
La brillante carriera di virtuoso e di insegnante fu per qualche tempo
rallentata dalla sua relazione con la contessa d'Agoult (in letteratura
Daniel Stern) con la quale si ritirò a Ginevra; da questa unione Liszt ebbe
tre figli: Daniel, morto in giovane età, Blandine e Cosima, che doveva
diventare la seconda moglie di Wagner.
Nel 1839, dopo quattro anni di silenzio, riprese la carriera di concertista
percorrendo tutta l'Europa e destando ovunque entusiasmo che presto divenne
vero fanatismo. Nel 1847 accettò il posto di Kapellmeister straordinario alla
corte di Weimar, dove rimase fino al '61. In questo tempo sviluppò
un'attività prodigiosa e Weimar divenne il centro e il focolare delle nuove
tendenze musicali. Le opere della nuova scuola, sia drammatiche sia
strumentali, vi erano eseguite con somma accuratezza, i nuovi problemi
estetici venivano trattati in articoli e studi. Fu anche durante quest'epoca
che Liszt scrisse molte di quelle composizioni per le quali va considerato
fra gli innovatori della musica strumentale, come i 12 Poemi Sinfonici e le
sinfonie Dante e Faust.
Nel 1861 Liszt abbandonò Weimar, e seguendo un suo antico desiderio di
dedicarsi all'arte sacra, venne a Roma, dove Pio IX gli conferì la dignità e
il titolo di abate, e vi restò con poche interruzioni fino al 1870. Gli
ultimi anni della sua vita li passò fra Roma, Weimar e Pest, sempre
circondato e seguito da allievi e ammiratori fedelissimi.
Come pianista non solo fu grande virtuoso, ma anche maestro, fondatore di una
scuola e di un nuovo stile che tendeva a creare sulla tastiera effetti di
potenza orchestrale; lasciò per il suo strumento una vasta produzione (varie
raccolte di studi da concerto e trascendentali, rapsodie, notturni, ballate,
inni di pellegrinaggio, armonie poetiche e religiose, ecc.). Liszt
compositore è certo inferiore al pianista, ma mostra tale ricchezza di nuove
possibilità da influire su molti musicisti contemporanei e posteriori. Dette
forte contributo allo sviluppo della forma, creando i Poemi sinfonici (musica
a programma) e una sonata ciclica. Amò il folklore, come si può riscontrare
nella Leggenda di Santa Elisabetta, oratorio costituito da temi gregoriani e
popolari ungheresi, e nelle Rapsodie ungheresi per pianoforte. Cercò pure di
riformare la musica sacra tentando di fondere l'arte antica con la moderna
(Cristo, S. Elisabetta, Messa ungherese dell'Incoronazione, ecc.). Più
dell'opera predilesse l'oratorio perché pensava che la sola musica dovesse
possedere in sé la forza di ricreare un quadro, senza l'aiuto di mezzi
esteriori.
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