Antonio Alegris Correggio
(Correggio, 1489 - 1543)

 

Si hanno poche notizie della sua vita privata che, a differenza di Parmigianino o di Caravaggio, si svolse nella serenità della famiglia. Muore all'età di 45 anni, lasciando ai genitori ancora vivi suo figlio Pomponio di 13 anni, avuto da Girolama Merlini. Non si sa chi furono i suoi maestri, sembra che abbia appreso i primi rudimenti dell'arte dallo zio Lorenzo, pittore che aveva una bottega a Correggio. Lo ritroviamo poi a Modena e Mantova, dove non è certo che ebbe come maestro il Mantegna, ma di sicuro la sua pittura, meravigliosa nelle forme prospettiche e negli scorci, ebbe un grande influsso sull'arte di Correggio. Appartengono a questo periodo la Madonna con S. Francesco di Dresda, la Natività di Brera, il Congedo di Cristo dalla Vergine di Londra e la Zingarella della Pinacoteca di Napoli. Superata questa fase preparatoria, in cui è già evidente la sua maestria nella morbidezza del colore, inizia il periodo delle grandi opere. A Parma la badessa Giovanna Piacenza gli affida la decorazione di una camera del monastero di S. Paolo, dove sono evidenti gli influssi dell'arte di Michelangelo, Raffaello e Leonardo. Ritornato a Correggio lavora allo Sposalizio di Santa Caterina, alla Madonna del Latte, alla Madonna della Cesta. Nel 1520, di nuovo a Parma, affresca la cupola di San Giovanni Evangelista e la cupola del Duomo, dove nella prima il Redentore e nella seconda la Vergine vengono assunti in cielo in una visione aerea audacemente scorciata, fra innumerevoli figure di apostoli, angeli, efebi e geni, con dinamismo mai concepito e illusione prospettica, anticipazione dell'arte barocca. A questo periodo appartengono anche il Gesù nel bosco degli ulivi, Noli me tangere, Madonna del San Sebastiano e il Matrimonio mistico di S. Caterina d'Alessandria. Altre opere note sono: la Notte, la Madonna di S. Giorgio e la Madonna di S. Girolamo. Dopo il 1530 esegue per il Duca di Mantova vari quadri a carattere mitologico: l'Antiope, al Louvre, la Danae, Galleria Borghese, l'Io e il Ganimede a Vienna. Correggio lascia una profonda impronta nella storia della pittura per la raffinata morbidezza, la grazia, l'atmosfera che circonda le figure in voluttuosa sfumatura, che ne attenua i contorni, modello di un'arte nuova, oltre la tradizione classica fino allora perseguita a Firenze e Roma.

 

Le Opere

 

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